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Dopo una interruzione di sei anni, ripartono i "Premi Nazionali per la traduzione"

Il Presidente Ciampi: "Vi è una domanda crescente di cultura e di lingua italiana nel mondo".

Il numero di opere tradotte dall'italiano in una lingua straniera dalle case editrici italiane è aumentato da 857 del 1997 a 1.145 nel 2001, con una crescita di circa il 33 per cento.

Alla presenza del Sottosegretario Bono e del Prof.Renzo Tian, il Presidente della Repubblica ha assegnato i "Premi nazionali per la traduzione" per gli anni 1997-2002.

La premiazione che stiamo per fare, ha esordito il Presidente, "rappresenta un po' la festa dell'editoria italiana che si stringe attorno a quelli che voi stessi amate chiamare "i cavalieri erranti della letteratura": i traduttori.

E citando Fruttero e Lucentini,  "hanno tratteggiato in modo ineguagliabile la "missione" del traduttore, quando hanno scritto che "a lui si chiede di dominare non una lingua, ma tutto ciò che sta dietro una lingua, vale a dire un'intera cultura, un intero mondo, un intero modo di vedere il mondo". Non solo, ma questa "missione" impone la discrezione e l'umiltà a questo cavaliere errante: "Gli si chiede di considerare suo massimo trionfo il fatto che il lettore neppure si accorga di lui".

Il Presidente ha ricordato i  traduttori che hanno cambiato il mondo; alcuni anonimi, come i Settanta traduttori chiamati ad Alessandria d'Egitto da re Tolomeo Filadelfo: secondo la leggenda, tradussero in settantadue giorni la Bibbia in greco, e quelli che  fanno parte della nostra storia più vicina, filologi e traduttori come Lorenzo Valla, Marsilio Ficino, Guarino.

Il Presidente Ciampi ha inoltre sottolineato che "Vi è una domanda crescente di cultura e di lingua italiana nel mondo. A questa domanda dobbiamo tuttavia saper corrispondere meglio, con iniziative organizzate e strutturate, e anche investendo tutti di più, a partire dallo Stato.

E' urgente un'azione massiccia - pubblica e privata - a favore del libro e della lettura.

So che si è avviata una riflessione sull'ipotesi di una legge a favore del libro e della lettura, ma certamente non è solo da questo che può partire il rilancio di un fenomeno che è e deve restare, prima di tutto, culturale e quindi direi in gran parte spontanea.

Molto può fare anche il mondo della comunicazione, per far capire che leggere un libro è un bene per noi stessi, ma lo è anche per il nostro futuro.

Mi rivolgo ai pubblicitari, agli sceneggiatori, ai registi del cinema e delle serie televisive, ai quali mi permetto di dare un suggerimento: mettete nelle mani dei vostri personaggi qualche libro in più! Il libro è simbolo di qualcosa di nobile, evoca i sogni di quando eravamo ragazzi, del nostro desiderio di viaggiare in mondi lontani, dell'affrontare i problemi della vita con la voglia di conoscere e di apprendere.

E anche la scuola può fare di più per invogliare i giovani a leggere, al di fuori degli obblighi di studio. C'è un crescente interesse, per esempio, delle giovani generazioni verso la poesia, anche contemporanea. Prendiamone atto, investiamo su questo.

Il Presidente rivolgendosi alle  istituzioni pubbliche e ai privati ha chiesto di fare di più per diffondere all'estero la conoscenza della cultura italiana. Ha invitato gli editori a  diffondere le loro pubblicazioni anche in aree "come Istria e Dalmazia, dove sono presenti oltre cinquanta scuole italiane e non c'é neppure una libreria interamente italiana".

L'altro obiettivo prioritario, le aree storiche dell'emigrazione italiana, come Brasile, Canada, Australia.  "Ove dobbiamo riconquistare l'interesse dei figli e dei nipoti dei nostri emigranti. E' nostro compito, non possiamo delegarlo. Non possiamo trascurare un patrimonio di legami, di tradizioni, di ricordi: spesso basta poco per risvegliarli"