Sono tempi molto fortunati per il padre della nostra letteratura.
Dante torna in auge a scuola, con un tema «a sorpresa»
nella prova scritta di italiano agli ultimi esami di maturità.
Intanto da oltreoceano in questi giorni giunge a compimento, con
il quinto e sesto volume (dedicati rispettivamente alla traduzione
e al commento del Paradiso e pubblicati da Indiana University Press)
la monumentale edizione della Divina Commedia in inglese a cura
di Mark Musa: un lavoro che d’ora in poi costituirà
probabilmente il testo di riferimento del capolavoro dantesco per
i lettori anglofoni. Ma anche da noi esce una nuova edizione commentata
della Commedia. La pubblica l’Editrice La Scuola per la cura
di Riccardo Merlante e Stefano Prandi. I curatori sono partiti da
una constatazione: pur presentando un ventaglio assai ricco di proposte,
il mercato editoriale non propone edizioni che tengano davvero conto
del moderno dibattito critico sulla Commedia. La sfida, dunque,
è stata quella di salvaguardare questo aggiornamento critico
e scientifico, senza tuttavia tradire la finalità divulgativa
che rimane prevalente in un’edizione, come quella di Merlante
e Prandi, destinata appunto alle scuole. Ma dal lavoro di commento
emerge qualche novità? Risponde Prandi: «Direi che
l’immagine della Commedia che pensiamo di aver contribuito
ad offrire è quella di una grande macchina produttrice di
”finzione”, un piccolo ma ricchissimo mondo di segni
dotato di una sostanziale autonomia. Un’opera la cui finalità
essenziale ricade all’interno della letteratura, e che non
ha certo bisogno di ”stampelle” di tipo religioso, filosofico
o politico, benché sia sostanziata di elementi religiosi,
filosofici e politici». Dunque, una lettura ”laica”
di Dante, di cui c’era bisogno. Come c’è bisogno
di rilanciare lo studio dell’Alighieri a scuola. La bassa
percentuale di studenti che alla maturità hanno scelto il
tema dantesco testimonia come negli ultimi anni la lettura della
Commedia sia stata spesso un po’ trascurata, magari, in omaggio
ai nuovi programmi. Certo, leggere Dante presenta alcune difficoltà.
«Due in particolare» dice Prandi «il confronto
con l’”enciclopedia” dell’autore e la necessità
di far percepire la Commedia come un tutto unico, appunto come un
piccolo mondo: modalità, questa, che si scontra con l’approccio
fatalmente frammentato della programmazione scolastica, che favorisce
un’approssimazione al testo per episodi esemplari».
Anche Bianca Garavelli - autrice, insieme con la compianta Maria
Corti, di uno dei commenti alla Commedia più diffusi negli
istituti superiori (pubblicato da Bompiani Scuola) - rileva alcuni
problemi nell’approccio degli studenti al testo: «Spesso
i ragazzi percepiscono una difficoltà nel fatto che Dante
fa parte di un mondo troppo lontano e ormai incomprensibile, per
non parlare della distanza a volte respingente dell’italiano
antico. Difficoltà che un buon commento può molto
attenuare: sia spiegando i legami di eventi e personaggi con la
storia del tempo di Dante, mostrandone la vitalità e l’impatto
immediato coi lettori di allora, sia spiegando i mutamenti lessicali
e sintattici, confrontando la lingua con quella attuale».
Ma cosa può insegnare Dante ai ragazzi di oggi? In altre
parole: qual è l’attualità della sua opera?
«Dante - ricorda Prandi - è stato utilizzato in passato
per scopi assolutamente estranei alla sua poesia, quindi dobbiamo
stare attenti a non leggerlo in maniera anacronistica. Detto questo,
la Commedia può avere certamente un enorme valore di formazione
interiore per i ragazzi: la sua lettura può rivelarsi una
vera ”esperienza”, in taluni casi sconvolgente, e trasmettere
una lezione universale di umanità di questi tempi assai rara.
E poi la Commedia riguarda la nostra stessa identità: in
essa è come inscritto il codice genetico dell’Occidente».
Aggiunge Bianca Garavelli: «Insegnare Dante oggi permette
di scoprire che in realtà il suo mondo non è affatto
lontano dal nostro: un po’ perché ne è all’origine
sia culturale sia storica, un po’ perché i sentimenti
che canta sono immutabili, passino pure centinaia di anni. Senza
contare il fascino che il Medioevo ancora oggi può esercitare,
persino negli studenti, proprio attraverso la figura di Dante, leggendaria
e misteriosa, autore e protagonista del suo stesso poema. Basti
pensare alla fioritura, in tutto il mondo, di thriller che lo mettono
al centro con la sua opera». È dunque da salutare con
favore un tema dantesco alla maturità: «Questo ”ritorno
di Dante” - dice Bianca Garavelli - è un sintomo dell’esigenza
di riprendere contatto con le nostre radici culturali e storiche.
È un fatto molto positivo, perché studiare i classici
è come scavare ottime fondamenta per un edificio nuovo. È
segno che la scuola di oggi non vuole cancellare gli aspetti fecondi
del passato: qualcuno finalmente ha capito che non si può
fare terra bruciata dietro di noi, pena la desertificazione della
nostra cultura». I giovani, aggiunge Prandi, «hanno
bisogno di sentire parlar chiaro, ammirano il coraggio di scelte
radicali come quelle di cui parla Dante nel testo della prova di
maturità nel XVII canto del Paradiso, in cui campeggiano
valori come la passione per la verità, il senso della propria
dignità, l’amore per l’indipendenza. Il problema
è semmai quello di trovare chi oggi dia loro l’esempio
di tali atteggiamenti...».
14 luglio
2005 |