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A Rovereto,inaugurato il nuovo Museo d'Arte Moderna e Contemporanea. La struttura avveniristica è firmata da Mario Botta.
Il nuovo Museo d'Arte Moderna e Contemporanea è stato disegnato dall'architetto Mario Botta insieme a Giulio Andreolli, è disposto attorno ad un grande spazio circolare, una piazza coperta dalla cupola che consente una illuminazione naturale. Vittorio Sgarbi, presente alla vernice per i giornalisti, ha detto che il Mart è "il migliore dei musei possibili".  ''Siamo in Italia - ha aggiunto - dove qualunque artista deve fare i conti con Giotto, Tiziano, Donatello e con una quantità sterminata di grandi artisti. I 4.500 musei italiani si fanno concorrenza fra loro, ma questo è nato nella città giusta, come quello di Bilbao, perché qui siamo nel punto perfetto tra il Nord Europa e il Mediterraneo. Si viene qui solo per vedere l' arte del XX secolo e la scelta delle opere è così eccezionale che questa mostra farà almeno mezzo milioni di visitatori'', ha concluso Sgarbi. 

Per il Sindaco di Rovereto, Roberto Maffei, il Mart è ''una fucina di cultura che può far tornare la città ai fasti del '700'', mentre per Pierangelo Schiera, coordinatore del comitato scientifico del Mart, ''è un sogno che si avvera, un' utopia che trova il suo topos''. Infine Gabriella Belli, direttrice del Mart, ha spiegato il modello adottato per le esposizioni, quello del deposito: ''abbiamo preferito non immobilizzare patrimoni immani per acquistare opere d'arte ma collaborare con collezionisti che sentono il museo come prolungamento della loro casa e offrono alla fruizione pubblica il loro patrimonio.

Gino Severini, "Maternità" (1916)
Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Giorgio de Chirico, "La matinée angoissante" (1912)

La mostra inaugurale è stata intitolata da Gabriella Belli, direttore del Mart e curatore, Le stanze dell'arte. Figure e immagini del XX secolo. Le stanze sono una trentina. Dalle origini del ‘900 al grande fiume del futurismo con tutti i rivoli internazionali (un fiume che a Rovereto ribolle nel nome del concittadino Fortunato Depero) e che coinvolge molti dei più bei nomi del ‘900: Balla, Boccioni, Carrà, Severini, Exter, la Goncharova, Malevich, Larionov e altri russi, Picasso, Depero naturalmente, Prampolini, Tullio Crali, Sant’Elia e le sue metropoli verticali. Ancora, la misura classica (con Sironi, Casorati, Campigli, Dalì). Il primitivismo di Picasso, Modigliani, Klee, Carrà, Brancusi. La metafisica di Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi. Il candore arcaico di Campigli, ancora Carrà e Severini, Arturo Martini, Rousseau. La voce del Mediterraneo viene fatta risuonare da De Chirico, Matisse, Savinio. Il movimento di Novecento cioè Casorati, Sironi, Severini, Marini, e l’Antinovecento Carrà, Guttuso, Levi, Mafai. 
Il ritorno dell’ oggetto ancora con Picasso, Casorati, Dix, Donghi. I percorsi del silenzio contempla lavori di Kandinsky e Melotti, Licini e Mirò e di Morandi con l’emozionante stanza tutta per lui. Ci sono Burri, Consagra e Lucio Fontana, poi l’Italia anni Cinquanta con Afro, Novelli, Scialoja, Sanfilippo, Emilio Vedova. Gli sberleffi di Duchamp, Klein, Piero Manzoni, Picabia, Arman, Kurt Schwitters. Trovano spazio i protagonisti dell’arte italiana negli anni Settanta, dell’ Arte povera. Il Pop di Dine, Lichenstein, Oldendurg, Rauschenberg, Warhol. A 40° dallo zero Dada include opere di Arman, Pascali, Christo, Schifano, Tapies e Tinguely. Poi il Minimal di Sol LeWitt. La difesa della natura di Joseph Beuys. Chiudono le 13 Stanze dell’America Anni ’80 e ’90, una mostra nella mostra con le 44 opere in deposito al Mart da parte di Panza di Biumo, uno dei più noti collezionista al mondo di arte americana contemporanea.

 

Giovanni Segantini, "Primavera sulle Alpi" (1897)

 

 

Salvador Dalì, "Donna seduta" (1920)

Giacomo Balla, "Numeri innamorati" (1920)

Fortunato Depero, "Ballerina idola (Meccanica di ballerini)" (1917)

Mario Sironi, "Il gasometro" (1943)