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A Dino Risi Leone d'Oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia. "Il nostro cinema - dice è in malattia. Moretti? Fa dei film falsi". Lodi a Benigni. E la vita "non la prendo mai sul serio".

Dino Risi ha commentato con la consueta ironia, ma molto riconoscente, la telefonata ricevuta da Moritz De Hadeln che gli annunciava la decisione della Biennale di Venezia di conferirgli quest'anno il Leone d'oro alla carriera. "Ci voleva un direttore della Mostra del Cinema tedesco per premiare un regista italiano!".
Al termine della proiezione de Il Sorpasso , lo storico film che ha fatto entrare Dino Risi nella leggenda del cinema made in Italy. Il film proiettato in Sala Grande alla Mostra del cinema di Venezia come omaggio al Leone d'Oro alla carriera, è stato accolto con entusiasmo dalla platea che ha affollato il cinema. Una vera ovazione, con tanto di pubblico in piedi, Applausi soprattutto alle due folgoranti e maliziose battute che nel film vengono dette su Sofia Loren e Michelangelo Antonioni.''Dicono che sia cinico e cattivo -ha commentato Risi - invece oggi mi sono davvero emozionato perché la platea era composta per il 90% da giovani. Ero l'unico vecchio in una platea  di giovani e loro non sono invecchiati alla fine del film. Alla fine c'è stato un applauso lunghissimo e sincero. Un'emozione che non provavo da anni''.

Ma l'idillio finisce subito. "Moretti? Falso. Shakespeare? Una rottura". Anche a 85 anni, il maestro della regia italiana non rinuncia alla battuta perfida e fulminante: neppure nel giorno del Leone d'oro alla carriera. Guarda i giornalisti e cita Orson Welles: ''Mi spiace che ci sia così poco di voi e così tanto di me. La discussione va bene, anzi, se vi picchiate è meglio. E' quello che ci vorrebbe contro la neutralità dell'homo stupidus''. Battute al curaro sul cinema italiano ''I giovani registi hanno poca forza, poca rabbia e poca cattiveria noi avevamo grandi attori, oggi ce ne sono di buoni. Anche se negli ultimi anni ho visto almeno dieci film italiani buoni. Lo stato del cinema italiano è ancora in malattia. Ma siamo italiani, quando sembra che stiamo per esalare l'ultimo respiro, saltiamo in piedi".
Su Benigni e Moretti: ''Il film di Benigni mi è piaciuto molto, coraggioso, pericoloso e difficile. Di Moretti penso molto male: La stanza del figlio è assolutamente falso, Moretti parla solo di se stesso piangendo per la morte di un figlio che non e' il suo. E poi non mi piace il suo modo di piacersi. Quando vedo i suoi film mi viene voglia di dirgli: 'Fatti da parte e fammi vedere il film". Dice che la vita: ''Non la prendo mai sul serio, ha un lato piacevolissimo e un altro molto amaro''. E sui cretini: ''Sono dalla parte dei cretini, sono imprevedibili. I geni sono noiosi e poi sono tanti, finiscono per ripetere sempre le stesse cose. Io ho solo un po' di talento, quel tanto che serve per fare qualche film decente'''. Le occasioni mancate: ''Non sono riuscito a fare i film di Ford, Kubrick, Fellini e Wilder e mi dispiace''. Il pubblico: ''Ha sempre ragione, è fatto di tante teste, un animale importante. Quando un film piace al pubblico vuol dire che ha un valore''. La televisione: ''Un mostro che fagocita tutto, compreso il cinema. La tv vive di cinema ma il cinema muore in tv''. ''Il migliore film: Il giovedì, che ha avuto poca fortuna come l'interprete, Walter Chiari. Lui al cinema ha avuto successo solo con Bellissima di Visconti, un film orrendo''.

La politica e la critica di sinistra: ''Tutto il cinema umoristico italiano era considerato minore. Io non ho mai intruppato in definizioni orribili di destra o sinistra, non ho mai chiesto la tessera all'interlocutore. Ai tempi del Sorpasso c'era una specie di dittatura della critica di sinistra che dava il timbro ai film, bisognava essere schierati. Noi facevamo i film che volevamo, poi e' entrata questa cosa mostruosa della tessera che ha danneggiato tutto. I critici parlano male di film perche' ne hanno in testa uno che vorrebbero vedere ma non sono capaci di realizzarlo''.

Riguardo alle risate sulle battute sulla Loren e Antonioni, Risi spiega: ''C'e' stato un urlo di approvazione del pubblico, anche se non erano certo battute celebrative...Ma è un film ironico e divertente. Per quanto riguarda Antonioni, beh, come diceva Mario Soldati, ha inventato l'incomunicabilità perche' non sapeva scrivere i dialoghi. Ma credo che i giovani registi dovrebbero prendere d'esempio questo giovane di 90 anni che ha appena finito di fare un film. Ho rispetto per lui''.
Risi continua nella carrellata di personaggi che gli sono cari e con cui ha lavorato a lungo. Alberto Sordi: ''Solo per un quarto d'ora avevamo pensato a lui per Il sorpasso. Diceva 'Mi darò un gran da fare e poi il merito lo prenderà l'altro protagonista'''. Vittorio Gassman: 'Meritava l'Oscar per Profumo di donna - dice Risi - più di quanto lo meritasse Pacino che pure era bravissimo. Ma Dino De Laurentiis mi spiegò che se volevo vincere l'Oscar dovevo restare due mesi in America a far vedere il film ai 5 mila componenti dell'Academy. L'Oscar è un'avventura commerciale. Gassman piaceva a tutti, soprattutto alle maestre che in Italia sono milioni. Recitava Shakespeare, che ha scritto alcune grandi cose ma il resto è una rottura. Gassman ha sofferto quando ha visto crescere la stella di Carmelo Bene, uno che arrivò a pisciare in testa a un critico. Vittorio cosa poteva fare di più? Solo Luttazzi è andato oltre... Gassman andò da Bene e fece con lui un patto di non belligeranza, non dovevano parlar male l'uno dell'altro. L'ho seguito in tutta la sua avventura, abbiamo fatto 16 film insieme, e l'ho accompagnato anche quando il male oscuro che chiamano depressione si è impossessato di lui, Ma questo lo ha reso più simpatico, era diventato un uomo vero. E oggi avrebbe compiuto 80 anni, per me è un giorno importante anche per questo''.

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