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CATERINA VA IN CITTA'

di Paolo Virzì
con
Sergio Castellitto, Margherita Buy, Alice Teghil, Galatea Ranzi, Claudio Amendola, Flavio Bucci. E nel ruolo di se stessi, Roberto Benigni, Michele Placido, Maurizio Costanzo, Giovanna Melandri, Simonetta Martone.
 


Caterina va in città, è il nuovo film di Paolo Virzì, che così lo anticipa nel corso della presentazione alla stampa: "Caterina è un po' l'Italia con una Sinistra depressa dal senso della sconfitta, e una Destra festaiola e volgare. Ma parliamo di Destra e Sinistra romane, una politica dei piccoli privilegi, non quella nazionale, più vasta e complessa".
Scritta  con Francesco Bruni ed interpretata dall'esordiente tredicenne Alice Teghil nel ruolo della protagonista,la storia racconta  di una adolescente Caterina che  lascia la provincia con la famiglia per trasferirsi a Roma. Attraverso la conoscenza di opposti mondi politici e modelli di vita che i suoi nuovi compagni le mostrano, Caterina compie il suo percorso di crescita.
"Ho raccontato un sentimento di esclusione - spega Virzì -, quello del papà di Caterina, della difficoltà del passaggio da una vita media piccolo-borghese ad una realtà complicata. Ma il tema centrale è l'adolescenza, quella femminile: le ragazzine sono più precoci e psicologicamente raffinate rispetto ai coetanei".
 
Un film  comico ed amaro,con richiami alla commedia all'italiana.
 La  storia è quella della famiglia Iacovoni,  che da Montalto di Castro si trasferisce a Roma. Papà Giancarlo (Castellitto) è un insegnante di ragioneria,che ha trascorso tredici anni in un qualsiasi istituto tecnico; frustrazioni e livore fanno da contrappunto a una insanabile voglia di riscatto sociale, assecondato dalla  moglie Agata, una donna  semplice interpretata da una brava Margherita Buy  che recita con accento viterbese. La figlia Caterina è il gioiello di famiglia. E' mandata a studiare in una scuola della buona borghesia. Lì Caterina incontra  Margherita e Daniela, figlie di due famiglie diversissime dell'establishment politico-culturale della capitale. Con le due amiche Caterina vive esperienze diversissime. La prima - figlia di una scrittrice impegnata girotondista (Ranzi) e di un intellettuale della sinistra (Bucci)  la trascina con sé in un universo fatto di musica underground, centri sociali, sit-in di protesta davanti al Senato, cortei per la pace (dove incontra Roberto Benigni), tatuaggi e poesia russa. Ma l'amicizia tra Caterina e Margherita viene interrotta bruscamente per l'intromissione di papà  Iacovoni che pretende dalla madre della ragazza, scrittrice, un giudizio su un suo romanzo fino ad allora tenuto nel cassetto. La richiesta è lasciata cadere, e papà Iacovoni con un attacco d'ira (contro le "conventicole") spezza l'amicizia fra le due ragazze.

Caterina inizia a frequentare la seconda amica, Daniela, figlia di un viceministro di An (Amendola) che trascinerà la trasognata nuova amica provinciale nel proprio mondo, di feste con calciatori e rampolli blasonati in locali alla moda e di progetti di fidanzamento "mirati".Caterina è travolta dagli eventi che, spiega Virzì, " vivrà con lo stupore di un'Alice nel Paese delle meraviglie, rivelandosi una specie di Cappuccetto Rosso che si perde in una Roma fiabesca e romanzesca che è una foresta misteriosa, bella e spaventosa con trappole, misteri, intrighi e tentacoli fascinosi e corruttori” Fa notare Virzì  come l’idea di base di questa sua nuova commedia sia forse quella per cui “i tredicenni di oggi sono persone e non bambini, come ho modo di verificare ogni giorno avendo io una figlia di quell'età”.

“Abbiamo voluto dar vita ad un piccolo romanzo di formazione, a un film "triste da ridere" dove si sfiora il dramma e anche la tragedia – ha detto il regista - attraverso il racconto dell'iniziazione alla vita di questa ragazzina di tredici anni dal cuore candido, i suoi occhi ingenui vedono scorrere l’universo romano di oggi, giungendo alla conclusione che la salvezza forse è nella vita semplice della provincia. Forse non è un caso che il titolo del nostro film riecheggi quel "Moraldo in città", l'ideale seguito de "I vitelloni" che Fellini si ripromise di girare ma non realizzò mai”.
“Vivo a Roma da 15 anni e ho mantenuto intatto lo stesso spaesamento e stupore verso una città dove tutto è possibile: potere, perdizione, senso dell'avventura. La nostra ambizione”, ha proseguito Virzì, “è quella di dar vita con toni da commedia, ma spero anche commoventi, a una serie di ritratti della società italiana contemporanea e raccontare il sentimento di esclusione di chi non partecipa alla grande kermesse televisiva, alla fiera del successo e del privilegio. Il clima degli ultimi tempi in Italia mi ha fatto venire la voglia di raccontare una faccia della capitale malata e corrotta prendendo di mira sia i salotti politico-affaristici della destra, sia l'aristocrazia intellettuale della sinistra”.
Riguardo agli  interpreti Virzì ha ricordato come “Castellitto si stia rivelando un attore meravigliosamente sfaccettato e duttile nella sua untuosità melliflua, comico e penoso insieme”; di Margherita Buy, invece, dice di essersi divertito a "rovinare" l’immagine di icona di eleganza nevrotica e di garbo metropolitano, “mentre Claudio Amendola si è calato alla perfezione nei panni del politico di destra pur essendo note le sue simpatie politiche diverse: il problema principale per lui è stato semmai quello di arrendersi - lui romanista sfegatato - a dover tifare Lazio come il personaggio richiedeva”.